E' un sacco di tempo che non scrivo. Perlomeno, che non scrivo qui. Sono arrivato a un passo da cedere questo spazio ad altri che lo cominciassero a curare al posto mio, salvo poi avere un moto d'affetto e perdere una nottata intera per riorganizzarne i contenuti e il layout. Comunque, la situazione di disagio di fronte alla pagina bianca è rimasta. Durante il mio lungo periodo di silenzio, sono cambiate diverse cose: le cazzate che scrivevo regolarmente sono state sostituite da mail di lavoro, il Moleskine su cui annotavo il marciume proveniente dalla mia mente ora contiene memo di riunioni e appunti. Ma non penso sia quello il problema. Non so, ho attraversato un lungo periodo di crisi creativa che non credo sia ancora finito. Non che questo abbia rappresentato una grossa perdita per l'umanità, ma forse per un paio di persone sì. Me compreso.
Dunque eccomi qui, a violentarmi per imbrattare qualche pagina virtuale sperando di riprendere il ritmo e riuscire a terminare quelle 6-7 cose che ho in cantiere ormai da millenni.
Probabilmente contribuisce il fatto che da un po' io sia solo, e quindi tenda a rifugiarmi nei miei spazi protetti. E quale migliore di questo, che fondamentalmente è nato proprio per questo scopo?
La mia donna ideale sono io, ma ho mezz'ora d'amore per te.
Non è che io mi senta a pezzi, anche se ovviamente mi porto dietro tonnellate di malinconia ho mantenuto la schiena abbastanza dritta. Diciamo che in questo momento mi sento più che altro sollevato, perchè ero veramente stanco. Mentalmente. Sfibrato.
Non so se avete presente quei momenti in cui Joker fa un lungo monologo a Batman in cui gli spiega il perchè siano uguali, cercando di mettere in luce tutte le sue contraddizioni per dimostrare quanto sia ipocrita nel vedere qualcosa di buono in quello che fa. Poi, immancabilmente, Batman lo sfracagna di botte, lo fa rinchiudere tre mesi nel manicomio di Arkham e non ci pensa più. Immagino che il Cavaliere Oscuro poi provi sollievo, almeno per un po'. Ecco, ora è così che mi sento.
Hanno cercato di convincermi che discutere di temi come "Non riesco più a immaginare un futuro con te" avesse la stessa valenza di "Ti incazzi quando in macchina ti do indicazioni sbagliate e ti faccio sbagliare strada". I risultati ovviamente sono stati magri, ed è andata com'è andata.
E' vero che io m'incazzo quando mi fanno sbagliare strada, soprattutto se lo fanno guardando un navigatore satellitare. M'incazzo per un sacco di cose, è inutile negarlo. E' una cosa che ho preso dal mio Vecchio, ed è un aspetto su cui sto ancora lavorando.
Mi ricordo che una volta mia madre mi ha fatto vedere una lettera che mio nonno aveva indirizzato a mio padre quando era all'università. Era impressionante, sembrava scritta dal mio Vecchio a me. Lo stesso tono, gli stessi temi su cui era stata fatta leva, la stessa velata impressione che il destinatario fosse la causa di tutti i peccati del mondo e dunque fosse suo preciso e scontato dovere rimuoverli. Quando l'ho letta, la prima cosa che ho pensato è stata: "Ecco, ovviamente si sta vendicando con me". Poi c'ho riflettuto meglio, e sono giunto alla conclusione che semplicemente stava replicando il modello che era stato applicato con lui. Forse lo farò anch'io, quando toccherà a me.
A volte penso che quando e se qualcuno della nostra stirpe riuscirà a sparigliare le carte apportando un po' di discontinuità nel modo di rapportarsi con la prole le cose miglioreranno per tutti, ma ora sto divagando.
Dunque sono solo, si diceva. Un epilogo scontato, considerando che è molto difficile instaurare un confronto costruttivo quando la controparte è tanto severa con te quanto indulgente con se stessa. Comunque io sono un'inguaribile ottimista, così ingenuo da considerare ancora l'incertezza possibilità. Quindi so che là fuori c'è sicuramente qualcuno che aspetta me, e che magari ora è in macchina a irritarsi perchè il suo passeggero abbassa il volume dello stereo ogni volta che parla oppure in qualche libreria a leggere un saggio sulla transizione politica delle ex-repubbliche filosovietiche (o altre stronzate simili, cui io sicuramente do troppa importanza).
Ho dato il meglio, e non è bastato. Senza rimpianti.
Mi ricordo che una volta mia madre mi ha fatto vedere una lettera che mio nonno aveva indirizzato a mio padre quando era all'università. Era impressionante, sembrava scritta dal mio Vecchio a me. Lo stesso tono, gli stessi temi su cui era stata fatta leva, la stessa velata impressione che il destinatario fosse la causa di tutti i peccati del mondo e dunque fosse suo preciso e scontato dovere rimuoverli. Quando l'ho letta, la prima cosa che ho pensato è stata: "Ecco, ovviamente si sta vendicando con me". Poi c'ho riflettuto meglio, e sono giunto alla conclusione che semplicemente stava replicando il modello che era stato applicato con lui. Forse lo farò anch'io, quando toccherà a me.
A volte penso che quando e se qualcuno della nostra stirpe riuscirà a sparigliare le carte apportando un po' di discontinuità nel modo di rapportarsi con la prole le cose miglioreranno per tutti, ma ora sto divagando.
Dunque sono solo, si diceva. Un epilogo scontato, considerando che è molto difficile instaurare un confronto costruttivo quando la controparte è tanto severa con te quanto indulgente con se stessa. Comunque io sono un'inguaribile ottimista, così ingenuo da considerare ancora l'incertezza possibilità. Quindi so che là fuori c'è sicuramente qualcuno che aspetta me, e che magari ora è in macchina a irritarsi perchè il suo passeggero abbassa il volume dello stereo ogni volta che parla oppure in qualche libreria a leggere un saggio sulla transizione politica delle ex-repubbliche filosovietiche (o altre stronzate simili, cui io sicuramente do troppa importanza).
Ho dato il meglio, e non è bastato. Senza rimpianti.
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