La situazione politica della Puglia è oggi paradossale. Le elezioni regionali di Marzo sono alle porte ma il centrosinistra, dopo il ridicolo tira e molla di Emiliano, è impantanato nella diatriba tra i due possibili candidati governatori Nichi Vendola e Francesco Boccia.
L'Italia dei Valori si barcamena ambiguamente tra le varie opzioni in campo. Se il segretario nazionale Antonio Di Pietro si era detto possibilista sulle primarie, il responsabile regionale Pierfelice Zazzera ha dichiarato che l’IdV non vi parteciperà, ma attenderà la designazione ufficiale di un candidato.
L’esplosione del “caso Vendola” nasce:
- da una contraddizione intrinseca: ora come ora candidare il governatore uscente significherebbe affidare la leadership regionale della coalizione di centrosinistra a un esponente di fatto espressione di una forza politica extraparlamentare;
- dal preciso veto dell’UDC di Casini.
Dal canto suo, l’elettorato è sempre più disorientato dalle prese di posizione dei vari protagonisti delle possibili coalizioni.
Ciò che si profila è una chiara scelta politica del PD: costituire un asse privilegiato con l'UDC (in Puglia, come quasi ovunque in Italia), a scapito delle forze di sinistra più radicali. Una scelta pienamente accettata e condivisa dal partito di Di Pietro.
Le motivazioni del veto di Casini su Vendola appaiono ideologiche, nel senso che Pierferdi preferirebbe un candidato più moderato per favorire “l’emergere di una sinistra riformista” (recente dichiarazione a Porta a Porta). Francesco Boccia sembra avere un perfetto physique du role: docente di Economia Aziendale, di matrice democristiana, riformista e favorevole alla progressiva privatizzazione degli enti pubblici.
Nulla da eccepire fin qui, se non fosse per una piccola contraddizione: anche nella regione Lazio PD, UDC e IdV sono alleate; candidato ufficiale designato: Emma Bonino. Un candidato di indubbia caratura, che ha lavorato bene come commissario europeo ed è stato eletto al Senato col PD nel 2008. Il discorso però non è di forma, ma di sostanza: a livello politico, le linee guida di Bonino e Vendola sono pressochè sovrapponibili; viene da chiedersi dunque perchè nel Lazio l'UDC sia stato accomodante mentre in Puglia abbia messo un veto tassativo nella scelta del candidato.
La realtà è che l'alleanza centrista formata da PD-IdV-UDC aprirebbe esplicitamente le porte degli enti pubblici ai privati. In Puglia, l'ente privato che più fa gola è l'acquedotto, il maggiore d'Europa: 10.000 chilometri di rete fognaria e oltre 170 depuratori, un sistema di 150 imprese con più di 10.000 addetti.
Massimo D'Alema, da qualche decennio deus ex machina della politica pugliese, si prodiga da sempre per l'apertura ai privati dell'acqua del Tavoliere. Proprio sotto il suo governo, l’11 maggio 1999 l'Ente Autonomo Acquedotto Pugliese viene trasformato in Acquedotto Pugliese SpA, preludio alla privatizzazione.
Da allora la società per azioni è rimasta interamente a capitale pubblico, ma ha suscitato l'interesse di diversi soggetti. Tra questi, la municipalizzata romana Acea (multiservice per energia elettrica, teleriscaldamento, acqua potabile, acque reflue e fognature nella regione Lazio) nel 2002 confermò l’interesse a partecipare alla privatizzazione dell’acquedotto.
Oggi, nonostante siano passati più di sette anni, il nome di Acea torna alla ribalta. La società, che nel 2008 ha generato ricavi per oltre 3 miliardi di Euro, è detenuta per il 51% dal Comune di Roma, per il 10% da Gaz de France-Suez (colosso energetico francese) e all'8 % da Francesco Gaetano Caltagirone (leader dell'omonimo gruppo attivo nei settori dei grandi lavori, del cemento, immobiliare, finanziario e dell’editoria).
Diversi elementi fanno pensare che la trattativa per il candidato governatore del centrosinistra in Puglia non si svolga solo su un tavolo politico, nel dettaglio:
- Marco Staderini, amministratore delegato di Acea, è molto vicino a Caltagirone e uomo di fiducia di Casini;
- Casini è il genero di Caltagirone, avendone sposato in seconde nozze la figlia nel 2007;
- nel consiglio di amministrazione di Acea siede Andrea Peruzy, azionista di Suez de France (società francese che gestisce il business dell'acqua). Peruzy è inoltre il tesoriere della fondazione dalemiana Italianieuropei, nonchè uomo di fiducia di D'Alema.
Ovviamente, io ne sono convinto.
In questo scenario è evidente che la figura di Vendola diventi scomoda. L'attuale governatore si è sempre dichiarato contrario alla privatizzazione dell'acqua pugliese, da lui definita "bene comune dell'umanità". Di recente ha addirittura proposto un ricorso dinanzi la Corte Costituzionale contro una norma del decreto Ronchi, che ad oggi stabilisce che tutti i servizi pubblici (compresa l’erogazione dell’acqua) debbano essere affidati a imprenditori o a società private oppure a società a partecipazione mista pubblica e privata per ottenere il riconoscimento della competenza esclusiva della Regione.
L'impressione è che, per l'ennesima volta, interessi privati interferiscano con la Cosa Pubblica. Se davvero non si troverà un accordo e Vendola si vedrà costretto a correre da solo, a farne le spese saranno gli elettori del centrosinistra. Il rischio infatti è di vedere consegnata la Regione al centrodestra perchè, anche se la sinistra dovesse ottenere la maggioranza dei consensi, sarebbero splittati tra due differenti coalizioni.
L'esperienza di governo vendoliana ha dimostrato all'Italia, seppur con alti e bassi, che un'alternativa è possibile. Credo quindi che il governatore uscente meriti di sottoporre il suo operato al giudizio degli elettori, e non a quello di un tavolo politico in cui le principali mosse vengono svolte sottobanco. E se davvero Vendola correrà da solo, complice la miopia cui il PD ci ha assuefatto, allora mi appello a tutti i militanti che sono residenti in Puglia ma vivono altrove affinchè non prendano impegni nel week end del 20 Marzo. Tutti a votare, e chissà che non riusciremo a dimostrare per la seconda volta che i pugliesi desiderano un'alternativa al solito clientelismo.
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