Un viaggio da duri e puri

Da Milano a Tarifa e ritorno in sella a una Suzuki GSXF-750.

Maroòn Five

La pagina ufficiale dei Maroòn Five, la band rock meno talentuosa di tutti i tempi.

Club Atlètico Boca Jouer

La squadra di calcio a 7 inconsciamente patrocinata da Claudio Cecchetto.

Movie Mash Up

Cosa scaturirebbe dalla fusione delle sceneggiature di alcuni tra i film più famosi di tutti i tempi? Probabilmente qualcuna di queste stronzate!

I racconti dell'appartamento

Non i soliti aneddoti di studentelli fuorisede.

22 set 2010

La donna cane

La realtà è che sto diventando noioso. Mi sveglio la mattina con una donna al fianco. Bella. Nuda. Mia. Quando dico mia, non intendo che è la mia donna; o meglio, non solo quello. Mi spiego con una piccola divagazione:

Esistono due tipi di ragazze: quelle da tiro e quelle da esposizione. Le ragazze da tiro sono inclini a caricarsi addosso l'intero rapporto di coppia, con annesse gioie e dolori. Amano i grandi patemi, e quando non ce ne sono se li creano. Vivono ogni momento in modo straordinariamente intenso, e questo rende il rapporto simile a un ottovolante emozionale in cui tutto è fantastico e il giorno dopo da buttare. Amano essere al centro dell'attenzione, non per manie di protagonismo ma perchè hanno paura di sentirsi trascurate, in un circolo vizioso che a volte rasenta la paranoia.
Le ragazze da esposizione sono invece di più facile gestione. Sempre carine e curate, sanno risultare simpatiche e gradevoli ovunque si trovino. A differenza delle ragazze da tiro, non amano picchi melodrammatici in un rapporto, preferendo stabilità e sicurezza.


Conoscendomi, io sarei più un tipo da ragazza da tiro. Infatti, una volta ne avevo una.

Era un rapporto faticoso, che però dava le sue soddisfazioni. Il problema è che a me non piace dare attenzioni su richiesta, e a volte mi eclisso perchè adoro starmene un po' da solo con me stesso. Dunque, a lungo andare il continuo tentativo da parte della mia ragazza da tiro di attirare la mia attenzione non ha fatto altro che acuire la mia indifferenza. Fino al punto di rottura.
Per questo fui molto contento, poco dopo, di trovarmi insieme a una ragazza da esposizione. Dopo anni su un ottovolante, apprezzavo un po' di stabilità. Il problema è che questa stabilità si trasformò presto in calma piatta. Certo lei aveva un'impeccabile altezza al garrese, ma ogni volta che le lanciavo un bastone per giocare mi guardava perplessa. Non me ne ha mai riportato uno. Troppo poca interazione.

Così, dopo qualche tempo di aim, shoot and run, ora mi ritrovo con al fianco una donna ibrido: un po' da tiro, un po' da esposizione. A volte questo mi fa paura, principalmente per un motivo: a me piace raccontare aneddoti, non raccontarmi. Lo faccio solo quando mi va davvero e sempre centellinando le informazioni, come fossi una lumaca che esce dal guscio solo in determinate condizioni climatiche. Lei invece sta scardinando queste mie pseudodifese, riportandomi indietro bastoni senza che io nemmeno glieli lanci.
Se stessimo giocando una partita a Risiko, la immaginerei mentre conquista con pazienza un territorio a turno, rafforzando la sua posizione in attesa di cambiare un tris di carte. Si sta sostituendo, lentamente e con molta discrezione, a me stesso come mio interlocutore abituale.

Per questo sto diventando noioso: non mi basto più. Per la prima volta non sono autosufficiente.

Ecco da dove nasce la paura.

Non riesco più a trarre piena soddisfazione dai momenti che ritaglio solo per me. Mi annoio. Mi manca.

Eppure le ho provate tutte per cercare qualcosa che lei rifiutasse a priori. Per farmi dire: "Ok, questa cosa falla tu e noi ci vediamo dopo". Non perchè ne avessi reale bisogno, ma giusto per testare...
Così ho usato ogni arma di distruzione di massa ad oggi a disposizione di noi giovani uomini per tediare le nostre malcapitate compagne. Qualche esempio in ordine sparso:

- le ho insegnato a giocare a Poker;

- ho visto con lei Top Gear, un programma televisivo che tratta solo di automobili;

- più volte mi sono connesso con lei su Skype per poi strimpellarle per ore la chitarra in videoconferenza (con alterni risultati in termini qualitativi, e non certo per colpa della webcam...);

- l'ho sottoposta a ore ed ore di battutacce piene di cameratismo con annesse grasse risate tra me e altri giovani uomini (prevalentemente calabresi);

- le ho fatto guardare "Terminator Salvation" alle 3 di notte, commentando ogni scena in cui c'era Christian Bale con frasi del tipo: "Ma ti rendi conto? Questo tizio è sia Bruce Wayne che John Connor!!!";

- le ho fatto conoscere il gioco degli scacchi, passione che è quasi costata il divorzio a Lollipop, il più gracilino della Grande stirpe;

- le ho fatto fare un viaggio di 900 Km filati in moto a Febbraio, con una temperatura percepita (atmosferica + effetto vento) di circa -2 gradi;

- le ho raccontato nel dettaglio tutta la mia carriera pluriennale a "Football Manager", mostrandomi sinceramente preoccupato da un mio probabile licenziamento da ruolo di allenatore di una squadra di serie C2, tale Celano Olimpia.

Quando l'ho portata al cinema a vedere l'ultimo film di Stallone e lei il giorno dopo ne ha scaricato la colonna sonora, ho gettato la spugna.

Non si tratta di una persona accondiscendente, altrimenti non starei neanche qui a parlarne. In realtà è pervasa da una curiosità viscerale verso tutto ciò che la circonda, che la porta ad approfondire ogni input che riceve. La sua mente è un humus in cui tutto attecchisce, viene elaborato, fatto proprio per poi ritornare carico di nuove sfumature che rendono il tutto ancor più interessante.

E' come se tutte le mie certezze fossero un sommergibile, dal cui interno io guardo il mondo attraverso un periscopio. Ogni volta che noi condividiamo un'esperienza, lei mi sposta il periscopio di qualche grado permettendomi di vedere qualcosa di nuovo.
Così, mentre viaggiamo insieme sul mio glorioso sottomarino, che una volta era un silent hunter e che piano piano sta diventando qualcosa di diverso, dal mio posto di comando io la guardo di sottecchi facendomi sempre la stessa domanda, che fa meno paura ogni giorno che passa:

Non sarà forse lei a condurre me? 

4 set 2010

Un viaggio da Duri e Puri - Giorni Uno e Due


01/08/2009
GIORNO UNO

MILANO - JUAN LE PEN - CANNES - COTIGNAC



Sveglia 7:30. Il Cunctator in posizione Mastro Lindo che mi guarda appoggiato alla finestra. Caricare la moto. Prove di carico nei giorni precedenti: zero. Siamo stati fortunati. La moto è bilanciata: due borse laterali, in una i vestiti di entrambi e nell'altra l'attrezzatura camping. Borsa serbatoio di cui l'esatto contenuto ignoriamo tutt'ora, ma sicuramente sarà roba utile. Nel bauletto posteriore, vestiti e attrezzi di uso corrente.

Oggi circa 450 Km: prima sosta a Juan le Pen in Costa Azzurra, dove ci siamo cambiati per mettere il costume in strada (sul lungomare); il Cunctator sta perdendo progressivamente ogni pudore, mentre io non ne ho mai avuto. La spiaggia era molto bella, e si è anche dormito un'oretta.



Via da Juan le Pen, di nuovo perdita di pudore per rivestirsi e giro in moto a Cannes (ma avevamo sbagliato strada, è stato un fuori programma).
In questo momento siamo in un abbattutissimo camping in Provenza (una stella), a Cotignac . C'è un filo per stendere che parte dal manubrio della moto e arriva a un albero, come avevo sempre sognato per il mio primo viaggio motociclistico itinerante. Abbiamo esaurito le scorte di acqua e cibo, ma sticazzi. C'è tanto buonumore.

La Provenza ha un paesaggio bellissimo, colline ricoperte di vigne e grossi alberi che si stagliano qua e là. Come primo giorno è stato meno traumatico del previsto, a parte la prima sosta in autogrill dove abbiamo rischiato di far cadere la moto su altre 10 parcheggiate in fila: effetto Domino!!

Ed ora a letto, domani c'è da far scorrere il mare sulla sinistra fin quasi a Barcellona.


"Si prega di pulire bacino dopo utilizzo"
Scritta su un cartello in un cesso di Cotignac... Boh...

Siamo mototuristi, e questo ha i suoi vantaggi: solidarietà gratuita. La gente fa il tifo per noi, appena vede la moto carica a ciuccio. E poi c'è la soddisfazione, sempre così imbardati, di essere indicati dai bambini. E i genitori che dicono: "Hai visto? Sono amici di Batman..." Eheh!

02/08/2009
GIORNO DUE

COTIGNAC - MARSIGLIA - ARLES - GIRONA


Secondo giorno di viaggio. Abbiamo attraversato la Provenza in moto: colline, vigne, grandi aziende vinicole che si estendono per centinaia di ettari. A Marsiglia invece ci siamo finiti per caso, sbagliando strada. Ci abbiamo un po' girato, il lungomare merita davvero.

Ad Arles invece abbiamo fatto una sosta un po' più lunga, giù dalla moto e in giro a piedi per la città. Bellissimo. Sembra davvero di tornare nel Medioevo, c'è un'atmosfera strana in quel posto... Tutto conservato perfettamente, e naturalmente riferimenti a Van Gogh in ogni dove (l'artista ha dipinto lì alcuni dei suoi quadri più celebri). 

Purtroppo non ho foto di questa giornata, dato che la macchina fotografica è misteriosamente scomparsa nei meandri del bauletto (salvo poi essere stata ritrovata ore dopo dal prodigioso Cunctator). Questo problema però è passato presto in secondo piano, dato che oggi ne abbiamo avuto uno ben più grosso: siamo rimasti senza benzina sull'autostrada francese. Ebbene sì. 
Ci eravamo appena mossi da Arles, pronti ad attaccare la frontiera spagnola. Centinaia di Km su un'autostrada dritta percorsa ad andatura da codice, niente di meglio per divagare con la mente. La grossa borsa magnetica che troneggiava sul serbatoio della moto mi copriva la strumentazione, ma poco male: regolavo la velocità in base all'urlo del pacioso 4 cilindri di Zia Suzi. L'empatia tra me e il ferro su cui ero a cavalcioni s'interruppe quando quest'ultimo cominciò a produrre una serie di borbottii, come colpi di tosse. Mi sporsi un poco per dare uno sguardo al cockpit: come sospettavo, la lancetta del livello della benzina ormai indicava l'asfalto. Prima che potessi vagliare qualsivoglia soluzione, l'irreparabile: dopo un ultimo borbottio, la moto esalò l'ultimo respiro.
Era morta. 
Di sete. 
Una prece. 
Tirai la frizione e misi in folle, cercando di sfruttare l'inerzia per percorrere più strada possibile. Zia Suzi, nella corsia di emergenza, avanzava silenziosa a velocità decrescente.

- Porca puttana! Porca puttana! Porca puttana! gridavo mentre cercavo di spingere ancor più la moto con ripetute spinte pelviche.

- Ma che è successo? E' il motore? chiese il Cunctator sempre più allarmato.

- Non preoccuparti, siamo solo rimasti senza benzina...

- Sei un coglione.

Dopo che il Cunctator disse ciò che pensava di me, rimanemmo in silenzio. Come la moto. L'unico rumore udibile era quello delle auto che ci sfrecciavano accanto. Questo momento surreale venne interrotto quando in lontananza vedemmo un cartello che sembrava indicare un'area di servizio.

- Forse siamo salvi!!

In realtà era solo un'area di sosta, di quelle con i tavoli da pic nic. E senza il distributore di benzina.

- Cazzo!! Comunque, dovremmo riuscire ad arrivarci. Meglio di niente...

La moto arrivò all'area di sosta quando ormai la nostra velocità di crociera era circa 20 all'ora. Appena in tempo. Parcheggiai all'ombra di un grosso albero, e subito pensammo al da farsi. Per fortuna eravamo stati previdenti, e nel bauletto avevamo portato una tanica di emergenza. Ci mettemmo subito a cercarla.

- Ehi guarda che ho trovato! disse il Cunctator mentre rovistava nel bauletto. La macchina fotografica! Ok, abbiamo risolto un problema...

Ridemmo, e lì capii che un viaggio del genere avrei potuto affrontarlo solo con lui.

Nel momento in cui trovammo la tanica, un'auto parcheggiò proprio di fianco a noi. Decidemmo quindi di farci avanti e chiedere al conducente un passaggio fino alla prima area di servizio, che secondo i nostri calcoli distava una decina di Km. Il Cunctator provò dunque l'approccio:

- Sorry, do you speak English?

- No.

- Italian?

- No.

- Spanish?

- No.

Per chi non lo sapesse, i francesi credono che ovunque nel mondo si parli la loro lingua. Dunque non perdono tempo a impararne altre. Probabilmente pensano anche che in ogni dove si mangino baguettes con sopra spalmato patè di sa-il-cazzo-che. Credo che non abbiano ancora accettato la supremazia inglese. Sono fermi alla guerra dei cent'anni. Eppure ne è passato di tempo...
Comunque, il Cunctator era ormai disperato. Decise di giocare l'ultima carta: indicò prima la moto, poi la tanica vuota che teneva in mano. Poi disse:

- Fuel... No!

Aveva trovato la chiave di volta. Si mise quindi a confabulare col conducente, intendendosi a gesti e francesismi improvvisati. 
Il nostro piano era il seguente: io sarei rimasto a sorvegliare moto e bagagli, il mio compagno si sarebbe fatto accompagnare all'area di servizio. Lì, avrebbe riempito la tanica e sarebbe tornato a piedi percorrendo contromano la corsia di emergenza dell'autostrada. Il Cunctator salì quindi in macchina con il benefattore francese e suo figlio di pochi anni. Il viaggio fino al distributore di benzina fu caratterizzato da un silenzio assordante, cui faceva da sottofondo un CD di musica per bambini (stile Zecchino d'Oro d'oltralpe) che rendeva il tutto ancor più strano. Per fortuna il tragitto fu breve.

Ormai il mio passeggero era via da circa venti minuti. Decisi quindi di telefonargli, per sapere a che punto fosse:

 - Beh, come va?

- Tutto OK, ho riempito la tanica e sto tornando indietro. Ho fatto circa un Km. Ma senti, non è che sotto questo sole la tanica s'incendia?

In effetti era il primo pomeriggio del 2 Agosto, il sole scioglieva l'asfalto.

- Ah non so, sei tu che studi chimica... Comunque, tutto bene no?

- Sì, a parte alcune macchine che quando mi passano accanto suonano il clacson. Qualcuno mi saluta pure. Credo mi sfottano...

Passò altro tempo, ma non me ne curai. Ormai mi ero rassegnato ad aspettare. All'improvviso squillò il telefono: era il Cunctator.

- Pronto?

- Ehi guarda che sto arrivando, sono stato raccattato da un mezzo della manutenzione stradale che mi sta accompagnando alla moto dalla viabilità di servizio.

- Graaaaaaaande! Ma come l'hai trovato?

- Veramente lui ha trovato me... Fortunatamente sulla strada c'erano dei lavori, e quando mi hanno visto a camminare sotto il sole contromano devo avergli fatto pietà...

Il mio compagno arrivò di lì a poco, a bordo di un pick up arancione con tanto di sirene gialle lampeggianti. Il tizio che lo aveva raccattato, gentilissimo, ci aiutò anche a rifornire. Eravamo rimasti senza benzina in autostrada in Francia, e stavamo ripartendo dopo soli 45 minuti. Credo sia un record.

Così procedemmo verso la frontiera francese, per arrivare all'agognata Spagna. L'ultimo ostacolo era rappresentato dai Pirenei: lì la strada sale in quota in un turbinio di curve, e soffia un vento laterale nientemale. La moto, carica fino alla soglia di sopportazione, ne ha risentito parecchio. Guidavo di corpo, ed ogni curva era come cercare di buttare a terra un ciccione. Il Cunctator, al suo secondo giorno della sua prima esperienza in moto, credo che quei momenti se li sogni ancora la notte.

Abbiamo deciso di fermarci a Girona. Una tappa logistica, abbiamo mangiato e cercato un buon posto dove piantare la tenda. Stavolta niente camping, ma una semplice stradina appartata vicino a un capannone fuori città (che vedete qui sotto in foto).

Ed ora a letto, domani Barcellona! Più questo viaggio continua, più mi rendo conto di quanto a volte perdendosi ci si imbatta in cose meravigliose. E con questa banalità travestita da frase storica, spengo la luce.